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Vergine delle Rocce

Vergine delle Rocce

Come fu dipinta da Leonardo la Vergine delle Rocce oggi custodita alla National Gallery?

Come forse ben sai Leonardo dipinse due versioni della Vergine delle Rocce. Una custodita al Louvre [1] e l’altra alla National Gallery di Londra [2].

Ma come dipinse quest’ultima Vergine delle Rocce?

Vergine delle Rocce

Piu’ volte ho scritto su questo blog che esistono 3 modi per conoscere le tecniche degli antichi maestri:

  1. guardando i dipinti da vicino;
  2. leggendo gli antichi testi scritti dagli stessi artisti;
  3. leggendo le relazioni di restauro.

Proprio grazie al terzo punto oggi l’artista ha qualche strumento in più. Il direttore della National Gallery ha avviato un progetto il cui obiettivo è il pieno recupero delle tecniche degli antichi maestri attraverso studi di restauro sui dipinti conservati nel museo stesso. Il risultato di queste ricerche è un bollettino tecnico periodico [3], pubblicato gratuitamente sul sito ufficiale, dove si analizzano tecniche e curiosità degli innumerevoli dipinti conservati nel museo.

Tra le varie pubblicazioni c’è questo documento [4] che spiega in dettaglio la tecnica usata da Leonardo per dipingere la Vergine delle Rocce, ovviamente con tutti i limiti che studi di restauro possono avere.

Le Fasi eseguite da Leonardo per dipingere la Vergine delle Rocce

Supporto

Leonardo dipinse La Vergine delle Rocce su un pannello di pioppo della misura 189.5×120. Il pioppo era molto usato sin dai tempi di Giotto (ne parla Cennini nel Libro dell’Arte [5]) perchè offriva superfici meno imperfette rispetto ad altri legni. In Lombardia, in quel periodo, si usava anche legno di noce ma le dimensioni fanno escludere questa scelta per via dei costi.

Prima Imprimitura

La superficie del dipinto della Vergine delle Rocce fu trattata con gesso e colla nella maniera tradizionale come esposta a suo tempo su questo blog [6].

Primo disegno

Leonardo disegnò una composizione, usando un colore bruno-nerastro, con la madonna in attegiamento di adorazione verso il bambino. Questo disegno fu poi cancellato con un colore composto da bianco di piombo e poco nero carbone. Il medium usato per questo strato fu il solo olio di lino. Attraverso questo strato grigiatro il primo disegno si intravedeva ancora. Il documento sostiene che questa pratica di cancellare i disegni era molto usata a quel tempo.

Seconda Imprimitura

Qui il termine Imprimitura è improprio per come lo usiamo abitualmente su questo blog. Sarebbe più esatto chiamarla campitura [7]. Fatto sta che secondo gli studi di restauro Leonardo stese un altro strato di colore composto da bianco di piombo, meno nero carbone e giallo piombo stagno per ottenere una tinte grigio-crema da cui ripartire. A questo colore sembra sia stato aggiunto una specie di medium che il documento chiama “lead soap” che tradotto letteralmente significa “sapone di piombo” che non è altro che bianco di piombo mescolato con olio di lino. Non avevo mai sentito parlare di questo elemento ma cercando su Google (su siti americani) ho notato che viene spesso citato nella pittura antica. E’ curioso notare l’uso dell’olio di noci in queste prime fasi dove forse un olio più siccativo come quello di lino sarebbe stato più indicato.

Secondo Disegno

Il disegno come lo ammiriamo oggi fu rifatto con una nuova composizione, che prevede un ruolo centrale per San Giovannino protetto dalla Madonna e benedetto da Gesù bambino. Il ruolo dell’ angelo diventa subordinato visto la direzione dello sguardo non rivolto allo spettatore come nella prima versione. Il disegno fu realizzato a pennello con un colore bruno-nerastro.

La seguente figura mostra, in sezione, gli strati finora citati. Il campione appartiene alla fodera gialla del mantella della Madonna.

Sezione di Imprimitura nella Vergine delle Rocce

In figura possiamo notare, nell’ordine:

  1. il primo disegno bruno-nerastro eseguito direttamente su gesso;
  2. lo strato composto da bianco piombo e poco nero carbone servito per cancellare il primo disegno;
  3. la seconda imprimitura composta sempre da bianco piombo, meno nero carbone e un pò di giallo piombo stagno;
  4. il secondo disegno eseguito sempre a pennello con un colore bruno nerastro;

La figura poi mostra due ulteriori strati non ancora discussi in quest’articolo: l’underpaiting grigio scuro del drappeggio e lo strato finale della fodera gialla del mantello colorata principalmente con giallo piombo stagno.

La Tavolozza

I colori usati da Leonardo per la Vergine delle Rocce sono: bianco di piombo (bianco di titanio o zinco), giallo piombo stagno [8] (giallo limone coprente), ocra marrone (ocra bruna o ocra romana), terra di cassel (bruno van dyck), altre terre gialle e rosse (idem), verdigris [9] (verde azzurro trasparente), nero carbone (idem), lacca rossa (idem), vermiglione (idem, azzuritte (azzurro un pò tendente al verde-azzurro, semi coprente), blu oltremare (blu oltremare chiaro). Tra parentesi ho messo il colore ecquivalente attuale come a suo tempo sul forum ci fu consigliato da Marco Maria Fenocchio [10]. Sono state rilevate anche tracce di minio [11] (arancio cadmio coprente) ma i restauratori sono convinti che si sia formato dall’interazione di altri colori.

Abbozzo

Leonardo realizzò, per la Vergine delle Rocce, un abbozzo monocromo molto dettagliato in alcune parti del dipinto come volto, rocce e panneggio. I colori rilevati per la stesura di quest’abozzo monocromo sono: molta terra di cassel, piccole quantita’ di terre gialle e rosse, poco nero. Poichè il testo non cita il bianco di piombo e parla di abbozzo ricco di medium, fa presupporre che le varie tonalità siano state ottenute attraverso diversi gradi di diluizione del colore. Il medium usato in questa fase è olio di lino riscaldato per aumentarne la consistenza soprattutto nel drappeggio. Ma non si puo’ escludere l’uso dell’olio di noci.

E’ curioso constatare da questo documento come Leonardo non eseguisse un abbozzo dell’intero dipinto ma solo delle parti più complesse. E’ innegabile, infatti, non riconoscere che volti, rocce e drappeggio siano le parti più complesse di questo dipinto. Inoltre, il documento conferma anche che questa specie di pittura monocroma è solo abbozzata quasi come un acquarello.

Il Cielo

Il cielo è stato realizzato mediante un primo abbozzo con azzurrite e bianco di piombo steso direttamente sulla seconda imprimitura nelle aree delimitate dal secondo disegno. Una volta asciugato questo strato Leonardo ha steso una velatura di oltremare. In alcune aree del cielo è stato rilevato l’uso dell’olio di noci riscaldato come medium. In altre aree a destra sembra sia stato usato l’olio di lino. La seguente foto mostra in dettaglio questa modalità di esecuzione.

Il Cielo nella Vergine delle Rocce

Per chi non si accontenta della sola prova visiva c’è anche la prova scientifica di un campione di cielo. La seguente foto mostra la sezione di un campione del dipinto nell’area del cielo dove si notano i due strati.

Sezione di cielo nella Vergine delle Rocce

Le Rocce

Dopo il disegno e l’abbozzo monocromo le rocce sono state dipinte con terre gialle e rosse, verdigris e nero. Dove le rocce hanno un tono più caldo, il colore ha molta terra di cassel, meno terre gialle e rosse e anche meno nero. Le rocce in primo piano sono state dipinte con un colore meno corposo. I colori usati sono sempre il nero-marrone e nero usati sopra.

Le Foglie

Le piante visibili tra le rocce in alto sono state realizzate  con un marrone traslucente composto da nero, giallo e ocra marrone con poco bianco di piombo. Sono stati rilevati leggeri sfregazzi di giallo piombo stagno per creare le alte luci. Le due piante a sinistra, nel primo piano, sono più verdi rispetto a quelle sullo sfondo. Il colore è verdigris, terra gialla e nero carbone. Sulle queste piante Leonardo ha eseguito un ulteriore strato per scurire in alcune aree le piante usando più nero e schiarire altre usando più giallo terra. Le parti più verdi contengono un pò di azzurrite. I restauratori hanno anche rilevato sfregazzi [12] di nero per scurire alcune aree.

La seguente figura mostra la sezione di un campione delle foglie in primo piano in basso a sinistra. Proprio in questo campione è stato rilevato l’uso dei colori citati sopra e lo sfregazzo con il nero per ridurre il tono delle piante in alcuni punti.

Sezione verdure nella Vergine delle Rocce

Drappeggio

Il drappeggio del mantello blu con fodera dorata è il focus del dipinto. Esso è stato realizzato con un abbozzo monocromo grigio-scuro come descritto sopra. Questo abbozzo e’ stato modellato in chiaroscuro rispettando le tonalita’ finali desiderate. La parte blu ha un secondo abbozzo dato in maniera spessa di azzurrite sopra l’abbozzo grigio-scuro. Lo strato finale è stato realizzato con un colore contenente oltremare con più o meno bianco di piombo a seconda delle tonalità. In alcune zone analizzate, però, sembra che tra lo strato di azurrite e quello finale in oltremare ce ne fosse un terzo. Ritornando allo strato finale, si è osservato che esso in alto (più in luce) sia stato dato a corpo, mentre nella parte bassa più in ombra a velatura.

La fodera dorata del mantello blu è stata dipinta anch’essa prima con un abbozzo grigio scuro in cui le pieghe venivano modellate in chiaroscuro. Asciugato il colore Leonardo ha steso uno strato di colore composto principalmente da giallo piombo stagno, bianco di piombo e poco ocra d’oro. I restauratori hanno rilevato in quest’area delle tracce di minio ma essi sono convinti che si sia formato dall’interazione degli altri colori.

Il corpetto color prugna che si vede sotto il mantello è, probabilmente, molto più scuro di quanto non lo fosse in origine. Anche questo drappeggio, come gli altri, è stato realizzato eseguendo primo un abbozzo di un colore grigio scuro composto da: nero carbone, bianco di piombo, gesso e azzurrite. Su questo abbozzo poi Leonardo a steso un color prugna fatto da nero carbone e lacca rossa.

Il drappeggio dell’angelo inginocchiato a destra è stato realizzato creando prima un abbozzo con nero carbone e lacca rossa in un modo simile a quello fatto per il corpetto della madonna. Su questo abbozzo asciutto poi l’artista ha proceduto a velatura e sfregazzo con azzurrite e blu oltremare. Il colore della fodera del mantella dell’angelo è un pigmento di terra gialla con poco nero carbone.

Incarnati

Molti sostengono che il famoso di Leonardo sia ottenuto per sovrapposizione di sottili strati di colore velato. Ma i restauratori non hanno trovato, su questo dipinto, la conferma di questa ipotesi. Le zone di incarnato analizzati dimostrano che lo strato pittorico è composto da due strati simili di colore carne opaco. Bianco di piombo, vermiglione, lacca rossa e nero carbone sono i colori usati negli incarnati di questo dipinto. Questi colori sono stati stesi sopra un abbozzo monocromo del tipo descritto sopra. La transizione tra luce e ombra è stata ottenuta semplicemente sfumando tra loro le superfici il colore in ombra e luce.

Nelle aree in ombra c’è uno strato di colore molto traslucente (velatura) composto da nero carbone, ocra marrone e un colore di terra aranciato. Quest’ultimo accorgimento credo sia la chiave di volta per rendere i volti, nelle aree in ombra, più profondi e traslucenti.

Giovanni Battista

Dettagli d’orati

Questo dipinto ha 3 dettagli d’orati che sono: la croce del Giovanni Battista e le due aureole della Madonna e di Cristo. Le analisi hanno rilevato ch il colore di questi dettagli contiene stagno. L’ipotesi è che sia stato usato un mordente dorato a base di stagno il cui uso, in realtà, risale al ‘300  e ci sono casi di utilizzo anche nel ‘500 nel Nord Europa.

Cosa fare adesso?

Premesso che, a mio avviso, un buon pittore riesce a creare una copia fedele di questo dipinto anche senza seguire le indicazioni contenute nel documento qui preso in esame e senza usare i medesimi colori e materiali. Io credo che il documento sia molto utile da un punto di vista culturale e storico. Credo che il suo studio possa aiutarci a comprendere meglio le tecniche dei Grandi Maestri del passato. Ma cosa dovremo farci noi di queste informazioni? Io credo che un artista, o aspirante tale, non può fermarsi alla teoria. Avrebbe senso, a questo punto, partire dalle informazioni fin qui raccolte e fare piccoli studi su questo dipinto. Un volto, il cielo, le rocce, le foglie o qualunque altra cosa. Può essere utile anche prendere come riferimento i due lavori incompleti di Leonardo: l’Adorazione dei Magi [13] e San Gerolamo [14]. Chiunque desidera fare uno studio su questo dipinto e raccoglie informazioni e risultati interessanti può scrivere un articolo per il blog, io lo pubblicherò a patto che rispetti le linee guida [15].