Intervista a Paolo Tagliaferro pittore iperrealista

Paolo Tagliaferro

Paolo Tagliaferro, pittore iperrealista, è un ragazzo giovane e dal talento straordinario. L’ho conosciuto per caso attraverso il web nel mese di Giugno 2011 in occasione del 1° Concorso di Pittura di Disegno & Pittura. Da allora abbiamo avuto diversi scambi di email e, di recente, Paolo ha accettato di aiutare gli utenti del forum ad avvicinarsi al mondo dell’iperrealismo. Da questo scambio di email è venuta fuori una vera e propria intervista che oggi voglio proporvi insieme ad alcuni dei dipinti più rappresentativi di Paolo. Credo sia un modo piacevole per farvi conoscere meglio Paolo e anche un’opportunità per capire la sua esperienza, fino ad oggi, nel mondo dell’arte . Leggendo questa intervista potreste anche far tesoro di qualche suo consiglio. Recentemente avevo già parlato di Paolo segnalandovi la sua partecipazione alla “Biennale” di Sgarbi di Torino. Dopo un’altra mostra a cui ha partecipato dal titolo Realismo Radicale terminata il 10 febbraio 2012, è stato scelto dal direttore artistico Patrick Caputo per restare in permanenza alla Galerie Unique di Torino in C.so Vittorio Emanuele II, 36 – 10123 Torino.

Paolo Tagliaferro

  1. Nella tua biografia hai scritto che tu hai imparato a dipingere come autodidatta. Mi chiedevo, come prima cosa, com’è nata la tua passione per la pittura? Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrate nel tuo percorso e come le hai affrontate? Sono nato il 25/09/1981 a Lonigo in provincia di Vicenza, e fin da piccolo piccolo, da quando presi per la prima volta una matita in mano, cominciavo già a pochi mesi a scarabocchiare fogli. Il mio primo scarabocchio fu un sole con gli occhi e il sorriso e qualche montagna a punta, come fanno la maggior parte dei bambini. Cominciavo a osservare mio nonno e mio papà che disegnavano e mi incuriosiva tantissimo come facevano a disegnare i volti, animali e paesaggi, mio nonno usando la china e mio papà usando i colori ad olio. Da mio papà e da mio nonno ho ereditato la grande passione per la pittura. Mio papà frequentò qualche anno di liceo artistico da giovane, poi dipinse sempre a tempo perso e quando durante i miei primi anni di vita lo vidi dipingere sul cavalletto (ricordo molto bene il paesaggio che stava dipingendo con una tecnica molto impressionista simile a quella usata da van gogh, mio papà è sempre stato molto gestuale nei suoi dipinti) mi misi a osservarlo, ma l’odore dell’acquaragia e dei diluenti era molto forte e, per la mia età faceva molto male respirare tutto questo. Finché un giorno gli chiesi, all’età di sette anni, una tavola di legno e dei colori. Mi diede dei colori a tempera e provai a dipingere. Il risultato è stato che dipinsi fu un gallo cedrone a tempera su tavola e poi con relativa firma p tagliaferro 88. Ancora oggi lo guardo quel dipinto e penso dentro di me quanta passione avevo già a quell’età. Mio papà dipingeva tutte le sere fino a tardi, e tra tavole di legno e tele sfornava bellissimi quadri. Sono nato in una famiglia dove l’arte è stata tramandata da padre in figlio. Seppi poi anche che un mio parente Tagliaferro che abitava in valle d’ Aosta, anch’egli appassionato di pittura, era a contatto con il re Vittorio Emanuele II e fece molti ritratti in stile fiammingo per lui, ma purtroppo non ho mai potuto vedere i suoi capolavori, perché la parentela è ormai lontana e non ho fatto a tempo a conoscerlo. Durante i primi anni di scuola cominciai a disegnare moltissimo, su quaderni, fogli, ovunque, ci mancava poco che segnavo anche nei muri. Mia mamma mi dice che ero tremendo da piccolo con la matita in mano. La passione cominciava a coltivarsi e qualche anno più tardi all’età di tredici anni mio papà mi regalò un cavalletto e decise di darmi le prime nozioni fondamentali sull’uso dei colori ad olio. Mi insegno le sfumature di base e per me era una forte emozione perché finalmente potevo usare colori ad olio e acquaragia e un giorno presi una foto di un vaso di fiori e lo disegnai. In un pomeriggio lo terminai già con qualche effetto materico del colore, ne uscì un’opera un po’ impressionista con miriadi di pennellate che diedero luce al quadro. Ma a me interessava moltissimo la pittura fiamminga e rinascimentale, soltanto che non capivo come venisse affrontata visto la mia totale inesperienza iniziale. Avevo voglia di imparare a tutti gli effetti come si dipingeva alla maniera antica. Finito un quadro, ne iniziavo subito un altro, e ognuno con qualche difficoltà in più ogni volta.
    Pinocchio - Paolo Tagliaferro
  2. Ci sono stati libri, materiale didattico o cose del genere che ti hanno aiutato molto nel tuo percorso artistico? Durante questa mia attività iniziale di pittore ho cercato dei libri che parlassero dello studio della pittura antica, soprattutto quella di Caravaggio. Mi impressionò moltissimo appena vidi i suoi quadri nei libri di storia dell’arte, e mi domandavo come all’epoca del 1600 si potessero dipingere straordinari capolavori con colori e pennelli. La mia stava diventando una vera e propria ossessione (nel senso buono), volevo realizzare opere con soggetti dove c’erano grande contrasto di luce e ombra. Andai in cerca di libri d’arte dove poter imparare a dipingere come gli antichi maestri e decisi di provare a copiare qualche antico capolavoro del passato iniziando a riprodurre con difficoltà e tanta pazienza nature morte di Caravaggio, Gentileschi, Evaristo Baschenis e di altri vari Caravaggisti sconosciuti ma molto apprezzati oggi nei vari musei del mondo. Così piano piano riuscii a imparare a capire come era difficile dipingere con la tecnica degli antichi maestri ma ben presto diventò ricca di soddisfazioni perché notai i primi risultati di forte contrasto luce ombra. C’è una citazione in un libro di Salvador Dali “50 segreti magici per dipingere” che dice questa verità: inizia con l’imparare a disegnare e dipingere come gli antichi maestri, dopo potrai fare quello che vorrai: tutti ti rispetteranno, non gettare ai cani ne i tuoi occhi, ne le tue mani, ne il tuo cervello, perché ti serviranno se devi essere un pittore. Il mio pittore preferito è sempre stato Caravaggio per la sua intensità cromatica nei contrasti di luce e ombra e Leonardo per la sua straordinaria armonia di velature nei suoi capolavori. Da questi artisti ho imparato a dipingere, prima studiando la tecnica di realizzazione e poi visitando tanti musei per l’Italia e l’Europa. Vedere dal vivo osservando a lungo le opere dei grandi maestri del rinascimento insegna tantissimo come loro stendevano i colori e come affrontavano le sfumature, e poi è un’emozione incredibile trovarsi davanti ad un capolavoro di inestimabile valore artistico.
    Morte di un Guerriero - Paolo Tagliaferro
  3. Com’è cominciata la tua carriera artistica? Frequentando il liceo artistico Arturo Martini di Vicenza la passione per la pittura caravaggesca continuava a crescere e, con gli ottimi insegnanti di disegno che ho avuto, la mia precisione pittorica migliorava. Verso la fine del liceo portai a scuola alcuni quadri che facevo a casa (perché nessuno dei miei compagni e insegnanti sapeva che dipingevo quadri) e rimasero molto sbalorditi dalla mia precisione tecnica, e mi fecero partecipare ad alcune mostre nella Basilica Palladiana a Vicenza e riscontrando già un pò di visibilità e ammirazione da parte del pubblico. Ad un certo punto il mio paese dove vivo ora, Lonigo organizzò nel 2001 al Concorso di pittura per la realizzazione della cartolina della Fiera Cavalli di Lonigo. A Lonigo il concorso di pittura per la cartolina della Fiera si svolge ogni tre anni. Fino a prima del 2001 il concorso di pittura non c’era e ogni anno un pittore veniva sorteggiato dal comune, o per bravura veniva chiamato per realizzare un ‘opera per la cartolina della Fiera. Ora ogni tre anni quando c’è il concorso di pittura, il soggetto principale del quadro da realizzare resta sempre il cavallo. Io fui molto fortunato perché presi il primo premio al concorso del 2001, del 2002, nel 2005 presi il secondo premio e nel 2008 presi di nuovo il primo premio. Il premio serviva per scegliere la cartolina vincitrice del concorso per le copie da stampare e distribuire per la Fiera. Ora le mie opere vincitrici di questi anni restano esposte in modo permanente alla Pro Loco di Lonigo. Durante questi concorsi ogni artista in gara con un’opera poteva esporre anche altre opere. Dopo ogni concorso vinto uscivo sempre con articoli a tutta pagina sul giornale di Vicenza, che per me è stato un ottimo veicolo pubblicitario. Il giornale locale era molto ambito tra i tanti punti d’arrivo di riconoscenza. Premetto che ero tra i più giovani artisti di Lonigo. Quando le persone videro per la prima volta le opere di un giovane artista come me, all’epoca sconosciuto, rimasero molto meravigliate. Quando il mio nome cominciava a diffondersi a Lonigo il sindaco volle organizzarmi delle mostre nel teatro. Queste mostre ebbero molto successo tra gli spettatori dei spettacoli teatrali e tra i paesani. Questo fu per me un altro veicolo pubblicitario molto importante perché davo agli spettatori dei bigliettini da visita o vari volantini delle foto dei miei quadri. Qualche opera l’ho anche venduta e, anche se i guadagni non erano buoni, mi bastava la soddisfazione di aver venduto qualche opera. Ero già contento cosi.  Oltre al fatto di avere l’onore di esporre al mio paese. Successivamente quando iniziai a cercare un gruppo collettivo di pittori dalla mia zona, trovai il gruppo “Arte Castelli” di Montecchio Maggiore. Con loro partecipai a molte mostre domenicali nelle piazze tra la provincia di Vicenza e Verona quasi ogni fine settimana. Ho cominciato a farmi conoscere un po’ di più tra il pubblico di provincia e conobbi sindaci di vari paesi, assessori alla cultura, e molti appassionati d’arte italiani e stranieri. Nell’anno 2001 decisi poi di iscrivermi all’accademia di belle arti di Verona.
    Uva - Paolo Tagliaferro
  4. C’è stato un momento della tua vita in cui hai capito che la tua carriera artistica stava per intraprendere un sentiero più serio e impegnativo? Dopo aver cominciato ad esporre nelle varie provincie di Vicenza e Verona a mostre domenicali nelle piazze, cominciai attraverso i vari comuni a ricevere degli inviti ad alcuni concorsi nazionali di pittura in varie città d’Italia. Tra le città fuori provincia dove cominciai ad esporre ci furono Bergamo, Brescia, Caravaggio (BG), Mapello (BG), Treviso, Agna (PD), Valeggio sul Mincio (VR), Milano, Ferrara, Montecchio Maggiore, Cremona, e tanti altri paesi del Nord Italia. Fino a quel momento non avevo ancora Internet, perché cominciò nei primi anni 2000 a essere più usato in Italia. Perciò partecipavo ai concorsi di pittura di cui mi venivano spediti gli inviti per lettera a casa. Ad ogni concorso nazionale ricevetti numerosi terzi, quarti, ottavi e poi arrivarono anche i primi premi. Presi questi premi con opere che erano sempre Nature Morte ad olio su tela. Di qui iniziarono anche dei contatti con delle gallerie d’arte che videro i miei lavori ai concorsi nazionali di pittura. Di solito in questi concorsi vengono chiamati giornalisti e galleristi. Fecero seguito una serie di pubblicazioni in cataloghi di pittura fatti dagli organizzatori dei concorsi nazionali di pittura. Uscirono molte pubblicità sulle mie mostre e sulla mia vita artistica anche su riviste locali come il basso vicentino, il corriere vicentino, la rivista area3, tutti articoli esclusivamente gratuiti. Consiglio a tutti gli artisti che dipingono di far fare pubblicità nei giornali locali delle proprie mostre, è molto molto importante, perché cosi il nome gira il più possibile. Poi per tutti gli appassionati d’arte, galleristi, pittori, scultori, e chiunque crea opere artistiche, consiglio di inserirsi nella sezione di pubblicità gratuita della rivista mensile ARTE MONDADORI. In fondo alle ultime pagine della rivista si trova uno spazio gratuito riservato agli annunci pubblicitari per artisti che vogliono farsi conoscere dalle gallerie d’arte italiane. La rivista viene distribuita in tutte le edicole ad ogni inizio del mese e tutti i galleristi e appassionati d’arte comprano la rivista. Se un artista ha del talento l’approccio con le gallerie sarà quasi immediato. Io ho ricevuto tantissime telefonate da galleristi o mercanti d’arte che volevano trattare le mie opere e così circa cinque anni fa ebbi la prima seria collaborazione che durò un paio d’anni con una galleria nel centro storico di Milano.
    Natura Morta - Paolo Tagliaferro
  5. Com’è stato il tuo rapporto con questa e altre gallerie d’arte che hai incontrato durante il tuo percorso? Cosa puoi raccontarci della tua esperienza con esse? La galleria inizialmente era interessata alle mie nature morte iperrealiste e mi chiedeva quante opere avevo a disposizione per una mostra. Purtroppo non andò molto bene perché cominciò anche a farsi sentire la crisi del mercato dell’arte e a Milano non mi conosceva ancora nessuno. Comunque, a parte questo Milano è un mondo caotico per l’arte e per vivere e si va avanti solo se si hanno contatti con grosse gallerie che abbiano già un grosso mercato internazionale. In queste gallerie si arriva ad essere inseriti solamente con la conoscenza di un critico d’arte che crede nelle opere di un artista, succede cosi soprattutto quando le gallerie d’arte trattano artisti già famosi. Anche se si ha talento è estremamente difficile entrare se non per conoscenze. Purtroppo in Italia, è spiacevole dirlo, ma è cosi e ci vuole tanta ma tanta fortuna che, accumulata al talento dell’artista, lo aiuti a farlo emergere. Poi Milano è una città dove l’arte è troppo commercializzata con i grandi nomi. Io ho mandato un sacco di lettere a gallerie importanti di Milano che trattano l’iperrealismo, ma nessuna mi ha ancora risposto, eccetto quella con cui ho avuto una collaborazione di un paio d’anni. Ma l’occasione migliore per esporre a Milano che mi balzò all’occhio, fu nel 2003 quando decisi di partecipare al concorso di pittura indetto dalla rivista Arte Mondadori che si svolge ogni anno. Questo concorso è rivolto ad artisti professionisti, a studenti delle accademie e a chi vuole farsi conoscere. E’ un concorso in cui avvengono due selezioni prima della scelta degli artisti per la mostra. Vengono scelti all’inizio 120 artisti tra l’infinito numero di partecipanti, e poi tra questi ne vengono scelti 36 che saranno i finalisti della mostra che viene sempre allestita ogni anno al Palazzo della permanente nel centro di Milano. Consiglio a tutti gli studenti delle accademie di belle arti a provare a partecipare ogni anno al concorso, perché offre l’opportunità di essere scelti in una giuria di critici affermati e da enti culturali molto conosciuti. L’importante è presentare un’opera molto degna del concorso, che abbia una sua unicità pittorica e che sia qualche novità per la critica d’arte, si avrà maggiori possibilità di farsi notare da qualche gallerista. Io oltre ad essere stato selezionato nel 2003 a questo grande concorso ho avuto la grande fortuna di essere stato selezionato anche nel 2010 in finale. I finalisti e i vincitori vengono sempre inseriti gratuitamente nella rivista ARTE nei mesi di Ottobre e Novembre. Da pochi anni l’evento viene segnalato anche nel catalogo d’arte moderna della casa editrice Mondadori che in Dicembre di ogni anno esce sempre nelle librerie di tutta Italia. Io compaio nella lista dei finalisti nel 2010 visibile a questo sito, il catalogo va in mano anche a gallerie, fiere d’arte, e musei. Ho avuto l’occasione di essere notato da altri galleristi alla Mostra del Premio Arte 2010 che mi hanno chiesto collaborazioni future. Promettono grandi cose ma poi cercano di importi le loro scelte. Ad esempio, un gallerista è rimasto molto colpito dalla mia opera al concorso e diceva che voleva aprirmi il mercato internazionale, però dovevo cambiare genere di soggetti perché il mercato vuole cose diverse. Io gentilmente gli ho detto che ci pensavo, e se mi voleva mi accettava cosi come sono per le opere che dipingo. Qualche anno fa mi scrissero un paio di gallerie, tutte e due prima mi mandarono delle email per informarmi del loro interesse ad esporre le mie opere, scrivendomi che se volevo conoscere le condizioni per esporre dovevo andare per un colloquio. Andai in treno pensando fosse una galleria seria, ero contento di andarci, appena arrivo il gallerista mi disse che per esporre mi chiedeva 1800 euro per due settimane. Chiesi il perché e  mi rispose che le spese del loro affitto era alto, le luci costavano e il catalogo costava, tutto per coprire le spese di esposizione. Poi mi dissero che organizzavano mostre in Costa Azzurra, Spagna e America. A me non interessava per nulla esporre per il mondo, pagando ed essendo nessuno in terra straniera. Lo stesso fece un’altra, mi disse che per esporre nella sua galleria e poi in Inghilterra (il dove non si sapeva se era un posto vero o fasullo) mi chiese 2500 euro. Io non accettai mai le proposte e non avrei pagato anche se fossi ricco da buttar via i soldi. Poi credo che per un artista italiano sia meglio farsi conoscere nel proprio territorio e poi pensare all’estero in futuro. Io intanto dipingevo sempre e avevo sempre richieste per ritratti o nature morte. Anche se studiavo ancora all’accademia, riuscivo a pagarmi sempre gli studi dipingendo quadri. Non ho mai chiesto soldi ai miei genitori per andare all’università, perchè con i quadri riuscivo benissimo a sopravvivere come ora.
    Giocattoli - Paolo Tagliaferro
  6. Dalle gallerie sei poi passato ad Internet. Puoi raccontarci il tuo approccio con la rete e come ti ha aiutato a farti conoscere? Dopo un po’ di tempo pensai di iscrivermi a qualche blog in Internet, inserendo qualche mia opera. Ben presto trovai tanti altri siti web dove iscrivermi: Exibart, facebook, myspace, myblog, artbreak; e tanti altri iniziando a ricevere tanti complimenti e tanti apprezzamenti sulla tecnica d’esecuzione e in più qualcuno iniziò a chiedermi se insegno pittura. Ora con il web ho allargato le mie conoscenze e curiosità sui siti d’arte e blog, scoprendo che anche soltanto attraverso un computer un’artista può farsi conoscere  dall’altra parte del mondo. Ad esempio, qualche anno fa, ricevetti un invito a fare una mostra in Canada a Toronto in una galleria d’arte. Furono sempre più chiamate e inviti per le mostre più importanti e rinomate. Durante questi anni iniziai anche ad andare a visitare i vari musei e opere d’arte che mi diedero molti stimoli per la mia creatività pittorica e soprattutto per imparare la tecnica degli antichi maestri del Rinascimento. Così iniziai a viaggiare in vari musei d’Europa: Parigi, Berlino, Barcellona, un po’ tutta la Polonia, Roma, Firenze, Milano, Rimini, Torino, Rovereto, e tantissime altre città d’arte che visiterò al più presto.
    Cane - Paolo Tagliaferro
  7. Tra le città che hai menzionato c’è qualcuna che ti ha colpito particolarmente da un punto di vista artistico? La città che mi colpii di più fu Berlino. Artisticamente è pienissima di stimoli, ce n’è di tutto e di più per tutti i gusti. Si trovano artisti che dipingono anche durante la piena notte nei loro atelier affianco ai pub. Ho avuto modo di interagire con loro guardando mentre dipingevano, e rimasi molto colpito dal modo di organizzarsi tra di loro. Sono geniali i berlinesi, mi sembrava di essere un film di Pollock o di Basquiat. Ho visto modi di vivere e fare incredibili. Ho visto musei bellissimi. Ritrovarmi inoltre a vedere da vicino grandi opere del ‘500 e del ‘600 era un’emozione unica. Qualche anno dopo fui chiamato da una galleria di Berlino che mi organizzò gratuitamente tre mostre collettive. Andarono tutte bene e ebbi molte soddisfazioni.
    Biglie - Paolo Tagliaferro
  8. Perchè hai deciso di intraprendere la strada dell’iperrealismo? Cosa rappresenta per te questo modo di dipingere? A volte mi capita di leggere nei forum (tra cui quello di Disegno & Pittura) che le opere iperrealistiche hanno molta tecnica e poca anima, come risponderesti a queste critiche? Qual è secondo te l’anima di un dipinto iperrealista? Io ho scelto la pittura iperrealista perché è un modo di evadere dal mio carattere molto calmo, paziente e mi rappresenta al massimo. Sono sempre stato una persona silenziosa. Mi piace dipingere ascoltando la musica blues. La musica mi stimola tantissimo. Quando all’inizio dipingevo copie di antichi maestri, le persone mi dicevano che non facevo nulla di nuovo. Lo ammetto, so che ci sono tanti bravissimi copisti di opere antiche. Alle persone che mi chiedevano come mai copiavo gli antichi maestri, io rispondevo che era per imparare a dipingere. Il più delle volte venivo disprezzato o non mi facevano nemmeno esporre a delle mostre solamente perché non avevo soggetti miei personali e, io un po’ deluso, stavo pensando se andare avanti oppure mollare tutto. Ma io avevo e ho molta passione e non mi interessava di ciò che mi dicevano gli altri. A qualche persona critica nei miei confronti chiesi se poteva immaginare quanta difficoltà e quanta conoscenza e osservazione serve per riprodurre un’opera antica di Caravaggio, di Gentileschi o di Rubens ma nessuno di loro mi hai mai dato una risposta a questo. Copiare gli antichi maestri è molto importante per la pittura moderna, perché è sulla storia antica che si fonda quella moderna, come succede in tutti i campi: scienze, arte, medicina, politica, matematica, astronomia e tanti altri settori scientifici. Ricollegandomi alla pittura stavo dicendo che copiare gli antichi maestri del Rinascimento e del Barocco, vuol dire leggere attentamente un’opera d’arte e scoprirla in tutte le sue caratteristiche. Per poter imparare occorre approfondire ogni singolo dettaglio di esecuzione e di conservazione di un’opera d’arte. Perciò quando frequentavo l’accademia decisi di iscrivermi anche al corso complementare di restauro della durata di due anni, però era un corso basilare e dava le principali nozioni teoriche. Di pratica ne ho fatta poca, ma abbiamo avuto dimostrazioni di come risolvere problemi conservativi che un’opera ha, la quale è sempre soggetta al cambiamento climatico, le temperature troppo elevate o troppo basse, poi c’erano i vari assestamenti delle mura nel caso di affreschi, o la forte umidità che colpisce anche un dipinto dopo secoli. Ad esempio, per i dipinti su tela succede che con i secoli lo strato iniziale dove posa un dipinto possa muoversi causando crepe. Oppure le vernici che si screpolano, i cambiamenti delle tonalità che si rendono più scure o prendono polveri di tutti i tipi, e perciò tanti dipinti hanno bisogno di essere reintelati su nuovi supporti per essere salvati da una spiacevole perdita di importanti parti. Devo dire che il corso di restauro mi servì moltissimo per capire come realizzare con tranquillità i supporti iniziali che vanno eseguiti in una tela grezza. questo è molto importante per la conservazione dei colori con cui si dipinge senza far creare problemi di crepe o sollevamenti in futuro. Tutto questo è utilissimo da sapere. studiare la conservazione dei beni culturali è importantissimo, soprattutto per un artista che dipinge professionalmente. Invece, quando la pittura diventa quasi fotografia, come lo è l’iperrealismo, si riproduce una foto, ma è una foto prima creata da me con la macchina fotografica e poi riprodotta passo passo con i pennelli. E’ come riprodurre un’opera di Caravaggio, c’è la stessa difficoltà, e poi il colore nella foto originale da cui si copia è fredda mentre il dipinto è caldo. Il colore è l’anima di un dipinto, è una cosa creata con le proprie mani, pazienza e tanta attenzione quindi non ha la pretesa di dire nulla di nuovo, ma di sfidare la fotografia ottenendo un effetto fotografico che, però, rimane pittura. Nessuna macchina fotografica o marchingegno fotografico potrà rendere quei colori, quella materia, quella “vita” che la pittura ha. Trovo l’iperrealismo lo specchio pittorico più onesto del nostro tempo.
    Uva e Anguria - Paolo Tagliaferro
  9. Come sei arrivato al tema dei giocattoli per le tue opere iperrealiste? Ho avuto modo di partecipare ad una fiera d’arte a Padova nel 2006, tramite una galleria di Ferrara che mi notò ad un concorso di pittura in provincia di Padova, dove presi l’ottavo premio. Dall’idea della Fiera, mi venne voglia di prendere i vari cataloghi e cominciai a scrivere email a tutte le gallerie d’Italia. Persi più di due mesi per scrivere a tutte, e mi rispose una galleria di Bassano del Grappa. Quando finii l’accademia delle belle arti nel 2007, appena dopo la tesi di laurea ebbi la fortuna di conoscere un grande critico d’arte. Inizialmente lo conobbi grazie ad un appuntamento nel suo studio dove gli feci vedere alcune mie opere di cui rimase molto soddisfatto per la tecnica esecutiva. Ma mi mancava ancora da approfondire l’idea del soggetto che nei quadri iperrealisti è molto importante, altrimenti si rischia di diventare banali copiando solo una foto. Verso il 2009 ho cominciato a dipingere il tema pittorico dei giocattoli, che iniziai ad approfondire bene per trovare la mia identità artistica. L’ispirazione mi venne guardando i vecchi giocattoli che avevo in casa e cercando provai a creare qualche composizione per qualche futuro dipinto. Nello stesso anno, su invito del critico d’arte ho avuto per la prima volta una prestigiosa occasione di esporre alla più grande mostra d’arte contemporanea mai tenuta in Italia, al Castel Sismondo di Rimini, con i più grandi artisti contemporanei italiani come Andrea Boyer, Luciano Ventrone, Federico Guida, Matteo Bergamasco, Marco Petrus, Alessandro Cannistrà, Roberto Ferri, Paul Beel, Daniela Montanari, Gianluca Corona e tantissimi altri grandi artisti del giorno d’oggi. Fu un grandissimo successo, ogni giorno l’afflusso era di media sulle cinquecento persone. Dopo un mese di mostra si arrivò a trentamila visitatori. Fu fatto un meraviglioso catalogo che andò a finire anche nelle mani dei collezionisti. Questo evento fu finanziato anche dal governo e dal ministro dei beni culturali e da varie gallerie d’arte italiane e straniere. A questa grande esposizione portai per la prima volta un dipinto con i giocattoli intitolato “Pinocchio e balocchi”. Sempre nel 2009 esposi con altre opere sui giocattoli in altre due importanti gallerie d’arte e cominciai a tenere il giocattolo come soggetto prevalente nei miei dipinti.
  10. Sul blog e forum di Disegno & Pittura ci sono persone che spesso si chiedono quali materiali usare per imparare a dipingere. Se un principiante ti facesse questa domanda cosa gli risponderesti? Allo stesso tempo, però, il forum e blog sono frequentati da utenti esperti che si chiedono se ci sono materiali speciali che gli iperrealisti usano per dipingere quei particolari minuziosi o quelle aree dove le tracce dei pennelli sembrano assenti. Cosa risponderesti a quest’ultimi? L’iperrealismo essendo uno stile e non una tecnica, quando nacque in America tra la fine degli anni sessanta e settanta, è composto da tecniche di base che si son sempre differenziate tra loro. In passato gli americani si servivano dell’intermediazione tra realtà e dipinto, e la fotografia era ed è ora utilizzata come mezzo della loro pittura. Questo perché prima di realizzare un dipinto essi scattavano una o più foto del soggetto e poi una volta scelto la foto preferita, la stampavano in dimensioni grandi o medie così da averla accanto al cavalletto e copiare ogni minimo particolare , cosi da riprodurre delle gigantografie dipinte a mano. Con una macchina fotografica professionale gli artisti iperrealisti americani scattavano più foto di un soggetto a diverse distanze focali per rendere perfettamente a fuoco, di volta in volta, il soggetto stesso che serviva per un dipinto successivamente. Ad esempio, Chuck Close proiettava le sue immagini o usava il sistema della grisaglia iniziale. Alcuni, invece, poi usavano foto in bianco e nero sbizzarrendosi dopo nella pittura. Altri usavano e usano l’aerografo. Io l’iperrealismo preferisco chiamarlo stile, perché la tecnica pittorica usata è quella ripresa dall’arte italiana dei grandi maestri del passato, ma il mezzo iniziale da cui si parte è la macchina fotografica con cui si realizzano bellissime fotografie. Io la uso soltanto per le foto iniziali delle composizioni da scegliere, per fare dopo un dipinto con colori extra fini e pennelli finissimi e rendere i particolari minuziosi con calma copiando ogni singola parte della fotografia che ho accanto. Le tracce dei pennelli per la mia esperienza personale, dipingendo spariscono perché usando la tecnica delle velature si usano solo pennelli finissimi del doppio o triplo zero, e ad ogni passaggio dipinto ne va uno sovrapposto fino ad arrivare alla tonalità voluta, e così si ottengono le sfumature solo per accostamenti. Queste cose si imparano solo con lunghi anni di esperienza e precisione nel dipingere, diventando più puliti nei contorni dei soggetti e trovando le tonalità sempre più pure e limpide. Sarà un risultato finale più vero del vero. Comunque non c’è niente di impossibile da realizzare, è sufficiente tanta volontà, pazienza e soprattutto non voler vedere le varie parti finite in fretta perché altrimenti non si fa un buon dipinto iperrealista. Ad esempio, a me non piacciono i sistemi americani iperrealisti anche se ne ammiro le opere bellissime, ma preferisco che le mie opere abbiano una caratteristica di stile italiano ripreso dalla nostra cultura e arte del passato, rendendo i dipinti iperrealisti e allo stesso momento anche un po’ classici. La difficoltà è riuscire ad abbinare in pittura, idea, tecnica e stile, queste sono tre grandi componenti per chi vuol diventare artista al giorno d’oggi, ma tra queste oggi conta moltissimo l’idea e l’originalità. Io sto provando da qualche anno a dipingere giocattoli, ma sto anche cercando di trovare qualche idea più originale per rappresentarli pur dipingendo in maniera iperrealista.
  11. Sarebbe bello poter avere da te una sintesi (per quello che ci puoi dire) sulla tua tecnica cominciando dalla fase di concept. Molti iperrealisti dipingono da foto, spesso su tele di grandi dimensioni e impiegano anche mesi per completare un dipinto stendendo velature su velature di colore. Tu come procedi con le tue opere?
    La pittura mia iperrealista, è data da mesi e mesi di lungo lavoro per otto dieci ore al giorno dipingendo nature morte, ritratti, animali e giocattoli. Per ottenere un effetto delicato, utilizzo la tecnica delle velature molto numerose. E’ difficile spiegare in poche parole come procedo per realizzare un dipinto dall’inizio alla fine, quindi preparerò a breve un articolo in cui mostrerò come realizzo un’opera dall’inizio alla fine con relative foto. Credo che così sarà di maggior utilità agli utenti di Disegno & Pittura.
  12. Il blog si occupa anche di Art Business. Spesso le persone si chiedono come fanno a farsi conoscere. Ecco supponendo che un artista abbia raggiunto un buon livello tecnico, quali sono, secondo te, i passi fondamentali da compiere per farsi conoscere, esporre in importanti gallerie e partecipare a mostre importanti? La vita di un artista che sceglie la pittura come professione richiede ore e ore di contatto con i colori e pennelli al giorno,  studio approfondito dei propri quadri e pensare che si può sempre migliorare dipingendo senza arrivare ad un punto dove si pensa di sapere tutto quello che c’è da sapere sulla pittura. Dipingere con lo stile dell’iperrealismo è molto emozionante anche se molto ma molto difficile. I risultati nelle opere si vedono dopo anni e anni di duro lavoro, intensamente per otto, dieci ore o anche più davanti al cavalletto. Io, personalmente, sono rare le volte in cui mi stanco di dipingere, perché ho una grande passione, una grande voglia di imparare giorno dopo giorno, io non mi accorgo neanche delle ore che passano durante il giorno, arriva sera in un attimo quando si dipinge bene e tranquilli. In ogni quadro vedo molti miglioramenti ma non sono mai contento del risultato, perché so che c’è sempre da imparare. Poi per me che affronto una pittura molto precisa a calma come l’iperrealismo è essenziale mantenere la tranquillità. Una cosa ancora più importante, per un giovane artista, è avere il sostegno dai propri genitori. Il compito dei genitori è quello di spronare e aiutare il figlio che vuole intraprendere la via artistica, sostenendolo sempre soprattutto quando i primi risultati ai concorsi delle mostre sono negativi, perché capita spesso inizialmente. Il talento può emergere subito, come dopo un po’, oppure dopo qualche anno, oppure mai, tutto sta nella volontà di continuare a dipingere sempre per passione, perché è quello l’importante, altrimenti se un giovane pittore si stanca è meglio lasciar perdere. Al giorno d’oggi tanti giovani artisti esprimono se stessi e le loro emozioni nelle tele, ma se un artista vuole campare con l’arte, non serve soltanto impulso e istinto pittorico, con pennellate fatte senza nessun senso sulle proprie opere, serve la preparazione pittorica degli antichi maestri. Anche gli espressionisti e i dadaisti avevano una forte espressività, ma loro sono partiti inizialmente copiando i grandi maestri del passato per poi diventare quello che sono. Ad esempio, Duchamp è un forte esempio di espressività con la sua ruota di bicicletta o il suo orinatoio, la sua è stata una provocazione molto forte nella metà del ‘900, che all’epoca era giustissima. Ma conosco suoi dipinti eseguiti in maniera classica come gli antichi maestri di una bellezza incredibile. Per poi parlare del grande Picasso, anche lui un grande maestro che ha cominciato a dipingere in maniera rinascimentale per poi rompere gli schemi della pittura con gli spazi tridimensionali da lui creati nel classico esempio delle demoiselle d’auvignone. Ogni grande pittore moderno che abbia scritto la storia dell’arte è stato un grande maestro del colore con una grande esperienza alle spalle prima di realizzare i forti cambiamenti. Oggi non è facile dipingere una grande opera concettuale partendo dal nulla e senza preparazione tecnica è impossibile. Inoltre, con il tempo, poi un pittore arriva a possedere anche una forte gestualità e con una buona preparazione un artista emerge di sicuro se avrà talento.
  13. Quando è cominciata la tua partecipazione a mostre importanti in compagnia con i grandi nomi della pittura italiana contemporanea? Come accennavo prima in una domanda precedente nel 2009, su invito del critico d’arte ho avuto per la prima volta una prestigiosa occasione di esporre alla più grande mostra d’arte contemporanea mai tenuta in Italia al castel Sismondo di Rimini con i più grandi artisti contemporanei italiani come Luciano Ventrone, Federico Guida, Matteo Bergamasco, Petrus, Alessandro Cannistrà, Roberto ferri, Paul Beel, Daniela montanari, Gianluca Corona,e tantissimi altri grandi artisti molto affermati al giorno d’oggi. Fu un grandissimo successo, ogni giorno l’afflusso era di media sulle cinquecento persone, dopo un mese di mostra si arrivò a trentamila visitatori. Fu fatto un meraviglioso catalogo che andò a finire anche nelle mani dei collezionisti. Sempre nel 2009 subito dopo la mostra di Rimini appena pochi giorni dopo, espongo in una mostra più mirata in una galleria della provincia di Siena assieme agli artisti Luciano Ventrone, Marica Fasoli, David de Biasio, Andrea Boyer, Michele Tarrico ad un importante mostra sull’iperrealismo italiano. Quei mesi furono densissimi di eventi artistici a cui fui invitato e alla fine del 2009 un’altra galleria di Catania, ha esposto un’opera di piccolo formato 30×30 con i grandi artisti contemporanei. Nel 2010 sono stato selezionato per un’importante mostra a Milano indetta dal mensile Arte di Giorgio Mondadori. Come nel 2003 tra i tantissimi partecipanti, sono stato selezionato tra i primi 36 finalisti in una mostra con il dipinto ad olio su tela, sul tema dei giocattoli intitolata “come giocavamo” dal 27 ottobre, al 1 novembre 2010 al Palazzo della Permanente di Milano . Nel numero di Ottobre 2010 la rivista ARTE presentava i vincitori e i finalisti, in quello di Novembre pubblicava un grande servizio sulla mostra. Assieme ai finalisti della mostra PREMIO ARTE 2010, sono stato inserito anche nel catalogo dell’arte moderna, distribuito in tutte le librerie a partire da dicembre 2010. Inoltre, sono stato segnalato in un’altra importante rivista della casa editrice Giunti ART E DOSSIER nel numero di settembre 2010 con un’importante articolo sull’iperrealismo italiano “l’inganno del visibile, studi e riscoperte” curato dall’importante critico Alberto Agazzani. Nel dicembre 2010 una casa cinematografica mi ha dato un importantissimo incarico richiedendomi di eseguire un dipinto per un manifesto di un film LE STELLE INQUIETE, nel mio sito www.artpaolotagliaferro.it si possono seguire tutte le novità espositive di ogni anno adesso la mia vita nell’arte è tutta una sorpresa anno dopo anno. Un pizzico di fortuna ci vuole nell’arte quando ci si incontra con i grandi nomi della pittura italiana. E’ un percorso molto difficile ma affascinante da percorrere, spero sempre che la vita artistica mi riservi delle buone sorprese espositive, perchè vivere d’arte oggi è come vivere in una giungla selvaggia da cui dover emergere.
    Stelle Inquiete - Paolo Tagliaferro
  14. Nella tua biografia dici che ti ispiri a Caravaggio. C’è un artista contemporaneo vivente a cui ti ispiri e che ha influenzato la tua pittura? Un artista contemporaneo vivente che ha influenzato la mia pittura fu un pittore iperrealista molto bravo ma meno conosciuto, che abita al mio paese, e che ho conosciuto alcuni anni fa tramite alcune opere esposte ad un negozio di mobili di cerea (Verona). C’era un quadro esposto con una bellissima anguria in primo piano che solo a vederla veniva voglia di mangiarla. Per me quel quadro è stato una folgorazione a ciel sereno, da quel momento conobbi la pittura iperrealista per la prima volta all’età di quasi quindici anni. Poi anni più tardi frequentando l’accademia, ebbi occasione di andare alle fiere d’arte, di Bologna e conobbi le opere di Luciano Ventrone, grande pittore italiano, che diventò subito il mio idolo e mi domandavo come riuscisse a fare opere cosi fotografiche. I miei soggetti son stati influenzati da lui. Poi conobbi altri artisti molto bravi, ma successivamente. Però non ho mai conosciuto Luciano Ventrone dal vivo. Ho imparato a dipingere solamente studiando opere di antichi maestri e guardando opere iperrealiste a varie mostre cercando di capire come venivano realizzate, osservandole attentamente dal vivo.
  15. Quali sono oggi gli artisti italiani e stranieri che apprezzi maggiormente? Tra gli artisti italiani che apprezzo maggiormente, son un po’ tutti gli iperrealisti e i figurativi in genere, perché da ognuno si ha da imparare o prendere ispirazione per inventare sempre cose nuove. Ma se dovessi scegliere, apprezzo maggiormente Luciano Ventrone, Luigi Benedicenti, Roberto Ferri, Michele Tarrico, tutti bravissimi iperrealisti contemporanei. Poi apprezzo tantissimo gli artisti iperrealisti americani, i più famosi della Corrente dell’Iperrealismo come Ralph Goings, Chuck Close, Richard Estes, Richard McLean, Stephen Posen, Edward Hopper per la pittura, mentre per la scultura, nella quale spesso gli artisti realizzano con effetti di verismo estremo, nomino Duane Hanson. Mentre poi con Internet, ho scoperto artisti viventi stranieri che non conoscevo di elevata qualità tecnica che mi piacciono tantissimo per le loro idee creative.
  16. Quale consiglio ti senti di dare a chi vuole intraprendere da subito la strada dell’iperrealismo? Quali letture, studi, mostre o quant’altro pensi possa tornargli utile?Il consiglio che darei ad un pittore principiante che vorrebbe vivere con la pittura sarebbe di iniziare studiando attentamente gli antichi maestri del passato, dal Rinascimento, al periodo fiammingo, barocco, neoclassico fino alla fine dell’Ottocento quando si sviluppò il realismo e quando nacque l’impressionismo. Perché anche dai pittori impressionisti si impara moltissimo. Per me è stato utilissimo studiare i quadri di Monet per capire le tonalità delle luci. Dipingendo con il passare del tempo cominciai a diventare sempre più preciso, ma ogni quadro che realizzavo non ero mai soddisfatto. Una caratteristica importante per diventare dei bravi pittori è avere fiducia e una grande passione, restare umili, avere un’infinita pazienza e stare con i piedi per terra, senza mai montarsi la testa se si diventa famosi perché la vita dell’artista è bella tosta e difficile, soprattutto quando ci si imbatte con il mercato dell’arte che è veramente spietato nella scelta dei giovani artisti.
    Paolo Tagliaferro
    SITO WEB: http://www.artpaolotagliaferro.it

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Comments

  1. i miei più vivi complimenti

  2. Molto interessante e approfondita come intervista, mi ha fatto venir voglia di vedere i dipinti di Paolo Tagliaferro dal vivo.

  3. Articolo molto interessante.
    Vivi complimenti per l’elevato virtuosismo tecnico ed il coraggio, stante i tempi attuali del dilagante conformismo cerebrale di una pretestuosa “arte moderna” dietro cui si celano una palese mancanza di cultura nonché di una grave carenza di cognizioni tecniche indispensabili per chi pretende di praticare seriamente questa disciplina.
    Mi permetto altresì di suggerire al giovane Paolo Tagliaferro di prendere in esame anche la tecnica pittorica dell’antico encausto e , in proposito , gli suggerirei di sfogliare il libro dal titolo : ” ENKAUSTON – la pittura a cera usta
    dei Greci e dei Romani che potrà trovare sul sito “libreriauniversitaria.it”
    oppure su “Amazon .it “.
    Distintamente
    Nino Gorni

  4. Efisio Angiargiu dice

    Ho avuto modo di ammirare i capolavori di Paolo Tagliaferro su Facebook e ne sono rimasto affascinato, non ho potuto fare a meno di leggere questa intervista che ho trovato molto interessante e condivisibile. Rinnovo a Paolo i miei Complimenti!!!

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