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Come disegnare le montagne in un paesaggio: prospettiva

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Dopo aver esaminato gli aspetti della forma, della composizione [1] e del volume [2], analizziamo ora la problematica della prospettiva. Quando parliamo di prospettiva intendiamo sia quella lineare che aerea. Nella prospettiva lineare esamineremo la diminuzione delle dimensioni delle montagne al variare della distanza. Cominciamo con il definire la linea d’orizzonte che, come sappiamo, è alla stessa altezza degli occhi dell’osservatore. E’ erroneo pensare che essa stia alla base delle catene montuose. Sia PP il punto focale centrale.

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Si disegni una catena montuosa con due picchi A e B. Facciamo partire dalle estremità le linee prospettiche. Disegniamo poi una seconda catena montuosa con i picchi C e D. Infine, un’ultima catena con picco in E. Si osservi come E pur apparendo più piccolo di A, in realtà, è più alta perchè supera le linee prospettiche. Al contrario C ha esattamente la stessa altezza di A solo che, stando più lontana, apparirà più piccola. In generale, bisogna ricordarsi che, a meno che l’osservatore non sia collocato molto in alto o la seconda catena montuosa è molto più alta rispetto alla prima, in genere, le catene montuose più arretrate  appaiono più basse rispetto a quelle più vicine.

La prospettiva aerea è la parte della prospettiva che studia il cambiamento dei colori nelle varie distanze. In generale, valgono le seguenti regole. All’aumentare della distanza:

Considerando queste quattro regole vediamo qualche esempio pratico.

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In questo paesaggio di montagne l’osservatore osserva la scena dall’alto, la linea d’orizzonte è molto alta e, quindi, siamo in quella situazione di cui parlavo sopra in cui le montagne più arretrate appaiono più alte di quelle più vicine. Le due montagne in primo piano hanno lo stesso tono molto scuro, si vede una differenza tra luce ed ombra ed anche i dettagli degli alberi.

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La prima montagna a sinistra, però, man mano che arretra si schiarisce, cioè osserviamo una riduzione del tono.

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Le due montagne in secondo piano hanno lo stesso tono ma sono più chiare rispetto sia alle due montagne in primo piano che alla parte più arretrata della prima montagna a sinistra. Qui i dettagli non sono percettibili e nemmeno c’è differenza tra luce ed ombra, quindi il contrasto si è annullato. Non essendoci più differenza tra luce ed ombra anche la percezione volumetrica si annulla.

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Infine, c’è l’ultima montagna che è ancora più chiara rispetto a quelle finora viste. Si osservi come il suo tono è quasi chiaro quanto quello del cielo.

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Parliamo di un ultimo fenomeno che, tipicamente, si osserva nelle giornate poco limpide. Per effetto dell’aria che è più grossa vicino alla terra e che si riduce  con l’altitudine, le montagne non in primo piano tendono ad avere la punta più scura rispetto alla base.

A proposito di tali regole ecco cosa scriveva Leonardo nel suo Trattato di Pittura [3] riguardo a quest’ultimo fenomeno [4].

“Le cime de’ monti si dimostreranno sempre piú oscure che le loro basi. Questo accade perché tali cime de’ monti penetrano in aria piú sottile che non fanno le basi loro, per la seconda del primo che dice, che quella regione d’aria sarà tanto piú trasparente e sottile quanto essa è piú remota dall’acqua e dalla terra; adunque seguita, tali cime dei monti che giungono in essa aria sottile si dimostrano piú della loro naturale oscurità che quelle che penetrano nell’aria bassa, la quale com’è provato, è molto piú grossa.”

Hai letto gli altri articoli della serie? segui i seguenti links:

Come disegnare le montagne in un paesaggio: forma e composizione [1]

Come disegnare le montagne in un paesaggio: volume [2]